Il povero Guglielmo
Immerso in una fredda mattina autunnale, Guglielmo passeggiava su un prato umido. Leggermente assonnato ma già con l’occhio vigile, squadrava di tanto in tanto gli arbusti lì intorno col suo tipico far timoroso; non poteva avere idea che gli eventi avviati quel giorno avrebbero avuto conseguenze impossibili da vaticinare persino per il Mago Otelma.
Il suo sguardo era perso nel vuoto dell’orizzonte.
Egli ignorava che un giorno, proprio lui, in uno dei principali luoghi di potere dell’Europa, avrebbe contributo all’ascesa di forze nettamente superiori alla sua stessa immaginazione: un futuro adepti di tali poteri, avrebbe calpestato la vecchia burocrazia proprio grazie a lui.
Un pesticcìo agreste sorprese Guglielmo, che lesto abbandonò l’orizzonte in favore di quel lieve rumore. A causarlo erano stati due uomini dal volto vagamente familiare, che gli andavano incontro con passo calmo e tranquillo; parlavano fra loro con un linguaggio a lui sconosciuto.
Guglielmo, fiducioso nonostante la sua natura sospettosa, si fece condurre mansueto nella stanza oscura di una baracca. Fu legato, affinché i due figuri si potessero allontanare senza temere una sua fuga. Se qualcuno si trovasse in una situazione analoga, di certo la situazione gli apparirebbe spaventosa, o quantomeno strana. Ma non Guglielmo: per lui non c’era niente di eccessivamente anomalo o allarmante. Neanche il ritorno dei due uomini lo scompose, né il cupo sguardo che i due si scambiarono.
I suoi aguzzini, immobili ed esitanti, provarono ad immaginarsi che cosa passasse per la testa del povero Guglielmo, se si stesse chiedendo il perché di tutto questo, se avesse qualche minimo dubbio sulla sua sorte.
Uno dei due lo cercò con lo sguardo, raggiungendolo nel profondo dei suoi bestiali occhi neri.
Guglielmo sostenne il contatto.
L’uomo avrebbe voluto conoscere gli ultimi pensieri di quel magnifico esemplare di cervo. Per un folle istante, parve riuscirci: la mente dell’animale divenne la sua.
“… … … … … …”
Non essendo particolarmente istruito, l’uomo non avrebbe potuto immaginare che i pensieri di un cervo potessero essere tanto simili ai suoi.
Fu così che terminò la vita del povero Guglielmo.
Tuttavia, la sua morte non fu vana: contribuì alla nascita di un Nuovo Mondo. Egli infatti era lì, il 23 Ottobre 2018 a Strasburgo. Guglielmo, dall’alto della mano di uomo incravattato che indossava scarpe di pelle di cervo, impresse sui carteggi della vecchia egemonia un cruciale simbolo.
Una scarpa, numero 43.